I left fast – Arrivederci

Se penso a quanto tempo sia passato dall’ultima volta che ho scritto su questo blog, che pure ho aggiornato con tanta cura e amore, mi sento un marinaio incapace di mantenere promesse.

Quando scrivo lo faccio per il piacere di farlo e, temo, sarà sempre così.

Le motivazioni sono andate via per tanti motivi: l’Olanda è stata una delusione sotto molti aspetti e questa cosa ha finito per minare la mia voglia di scrivere a riguardo.

Ora che è arrivata l’estate, più che lamentarmi, approfitto di questo spazio per tirare delle doverose somme, alla fine di una esperienza che mi ha dato tantissimo e che ho vissuto al massimo.

Sono partito perché avevo bisogno di capire che cos’avrei fatto #dagrande, ritrovandomi in una realtà a cui servivo già grande dove sono arrivato con la mentalità superomista dello studente universitario.

LA PARTENZA

Ho avuto tantissima paura. I Pearl Jam hanno accompagnato il decollo di quel volo easyjet mentre gli occhiali da sole schermavano le mie lacrime e i postumi della grande sbronza di capodanno; mentre mi chiedevo come avrei fatto a badare a due bambini, io che manco sapevo tenere in riga me stesso, ero certo che non avrei mai sentito la mancanza della mia terra e della mia gente.

I PUPPIES

Alla fine sono stati loro, in un certo qual modo, a tenere a bada me. Mi hanno dato un’utilità e un’occasione, mi hanno fatto incazzare centinaia di volte al punto da accostarli alle fiamme dell’inferno, eppure mi sono innamorato di loro come si amano due fratelli minori. Con Seabass abbiamo cantato, suonato (ebbene sì, ho iniziato a suonare il piano. risultati scarsissimi), fatto gli scemi e litigato. Con T, beh, lei era solo da coccolare e sopportare quando piangeva. Come mi ha detto una volta suo padre. “è un ottimo allenamento per imparare a sopportare le donne”.

GLI AMICI E GLI INCONTRI

L’Aia ha rappresentato una golden age e una stratosferica rottura di minchia nello stesso momento.
La mia incapacità di creare rapporti veri è durata molto a lungo, addirittura tre mesi. Dopodiché, sono entrato in contatto con una persona che sarebbe poi diventata uno dei miei amici più cari.

Ci pensai la sera del 5 maggio: la Juventus aveva appena vinto la semifinale d’andata di Champions League e stavamo tornando a casa in macchina, io e Momo. Dopo che mi arrivò un messaggio, io e lui iniziammo a scherzare sulle donne prendendoci a gomitate molto maschie e ridendo in maniera esagerata.
E in quel momento pensai che, davvero, non mi sarei mai immaginato in quella notte di capodanno che avrei stretto una profonda amicizia con un ragazzo libico e che la cosa sarebbe stata tanto naturale.

Questa è la grande forza dell’Aia: ti fa capire che la xenofobia è ignoranza pura. Ogni sabato vado a giocare a calcio (sempre grazie a Momo): con me ci sono italiani, olandesi, l’organizzatore è uno scozzese, ci sono argentini e senegalesi, ci sono pure i fottuti bambini che ogni volta mi umiliano.

Ho praticato il mio francese, ho conosciuto una fenomenale coppia di tedeschi e me li ha fatti conoscere un ragazzo che ha fatto la mia stessa università, ma ho conosciuto qua (ciao Amo).

Seduto nella sala fumatori del pub sotto casa, un gruppo di ragazzi ha occupato il mio tavolo (ero solo in un tavolo da 6). Uno che avrà avuto grossomodo la mia età mi ha insegnato a interpretare il ritmo di uno spartito. Si sposerà con un’incantevole ragazza tedesca, seduta anch’essa al nostro tavolo, e andranno in luna di miele a Firenze. Non ci presentammo neanche, ma chi se ne frega. Buona fortuna a voi, ragazzi, e occhio alle inculate che cercheranno di rifilarvi in Toscana.

Ho visto il sole tramontare verso le 11, ho vissuto un freddo inizio d’estate, ho preso qualche sbronza e, in maniera inconsapevole, sono diventato pronto per la vita vera.

PROGRESSI

La mia resistenza agli alcolici è calata, nonostante abbia bevuto una esorbitante quantità di birra [ma (quasi) sempre con moderazione, mamma]. Quando esco, dopo mezzanotte inizia a pervadermi la sonnazza ancestrale: ho bisogno di dormire e dormire dannatamente tanto. In linea generale mi sento più sereno, in un certo qual modo ho fatto pace con la mia vita, con l’Italia e con chi ci abita, almeno fino al prossimo, inevitabile scontro.

IN SOSTANZA

Ho capito cosa voglio fare e sento di essere pronto a farlo.
L’Olanda, più una fredda matrigna che un’affettuosa madrina, mi ha dato consapevolezza nei miei mezzi e nuove prospettive.
Quella dell’aupair è un’esperienza da fare solo once in a lifetime, ma che a tornare indietro rifarei altre 100 volte per tutto ciò che ho imparato qui.
“I left fast”, sono andato via veloce, e ora sono pronto a tornare e a giocarmi le mie carte e il mio futuro nel mio Paese, o quantomeno così mi sento. Ed è una consapevolezza che non potevo sviluppare senza partire. In un’altra vita, ecco, magari potrei scegliere un posto un po’ più caldo.

UN’ULTIMA COSA

Una cosa che mi è rimasta da fare c’è. Ed è insegnare ai tizi dello Starbucks di Grote Markt la corretta grafia del mio nome. Adoro le loro storpiature, da Batman a Pepé, nel prezzo dei frappuccini e delle cheesecake era  cpmpresa anche l’ilarità generale suscitata dal modo in cui pronunciavano il mio nome, in un modo ogni volta diverso.

Anche se l’idea di lasciare questo posto venendo ricordato come l’uomo pipistrello mi solletica non poco.

Things that could come useful to make me happy

Yes, I know I’ve been out of the radars for a while. First of all, i had nothing to say and I’m not one of those who write no matter what. I don’t like deadlines when it comes to create something, otherwise I think that’d be my job.

Plus, it would be different if I were a journalist. In that case I wouldn’t have to “create”, just to report, deadlines would be more than welcome. But this blog thing is sorta different, it’s a hobby. And a passion. Continuity has always been a weak point of mine.

I realized that some things, more than others, can potentially make me happy, and I told myself: “if they can do this to me, perhaps they’ll work for someone else either”. So, here they are.

-Hang out by rollerblade on the seaside. Alone with my music, or with the right company.

-A barbecue or a bonfire on the beach. Or both. Long story short, I need the sea.

-Write with a beer and a cigarette from the outside of a pub in Grote Markt while spring’s warmth embraces me. Check.

-See my friends again.

-Give sweets a second chance: Starbucks’ triple chocolate fudge cake opened me a new world.

-Shoppingterapia: cause it’s always helpful.

-See the new House of Cards season.

-See Viking win the norwegian title. I’m afraid it’ll be quite difficult.

-Be asleep in the middle of the afternoon cause you’re sick, and wake up because you hear some baby steps around you and, as you open your eyes, realize you have a 3 year old baby who’s hugging and kissing you in order to make you recover. Check.

-Be able to make a picture hust as you imagined it. That’s difficult actually.

 

I accidentally opened a blog and it will talk about me travelling around the world. #Leavefast #Expatyoung